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Piero Bianucci
I miei appuntamenti
Ferrarotti
19.02.2019

Diritti, doveri, libertà

 

Torino, Politecnico, per Prepararsi
al futuro, ore 15

DIRITTI, DOVERI, LIBERTA’ / Martedì 19 febbraio 2019
“Pubblica amministrazione: solo lacci e lacciuoli?”
con Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale
“Le regole di cittadinanza”
con Gherardo Colombo, ex magistrato
 
La libertà non è una situazione nella quale ci si trova, per così dire, gratuitamente.
In Italia è una conquista che dal punto di vista storico risale alla lotta per la liberazione dalla dittatura, e nella quotidianità – non solo italiana – è una condizione che può esistere solo mantenendo il giusto equilibrio tra diritti e doveri.
Riferimento fondamentale affinché diritti, doveri e libertà si garantiscano e rafforzino a vicenda, è la Costituzione. Questa “legge delle leggi”, nata in Italia da una assemblea eletta a suffragio universale ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948, fu il risultato di una felice collaborazione tra forze politiche diverse ma unite dall’obiettivo del bene comune: una congiuntura favorevole che purtroppo rimane unica nella storia del nostro Paese.
Stabilito che l’Italia è una “Repubblica democratica fondata sul lavoro”, il primo articolo della Costituzione assegna “la sovranità al popolo” precisando però che tale sovranità dovrà essere esercitata “nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Diritti e doveri, libertà e regole già impliciti nell’articolo 1, diventano espliciti nell’articolo 2, e subito emerge la necessità del loro bilanciamento: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà, politica, economica e sociale”. L’articolo 3 dà concretezza operativa all’articolo precedente: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Di qui in poi, quasi ogni articolo della prima parte della carta costituzionale (cioè dal numero 1 al 52) richiama diritti e doveri come facce della stessa medaglia. Accenniamone alcuni dei più importanti.

  • E’ compito della Repubblica promuovere il diritto al lavoro per renderlo “effettivo”, ma “ogni cittadino ha il dovere di svolgere (…) una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
  • La libertà religiosa è il tema dell’articolo 7 e dell’articolo 8: qui si delimita uno spazio laico dello Stato dove “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”.
  • La libertà di ricerca scientifica è affermata dall’articolo 9, che parallelamente tutela l’ambiente e il patrimonio culturale della nazione.

Conclusa con l’articolo 12 la sezione introduttiva di inquadramento generale, con l’articolo 13 inizia la Prima Parte della Costituzione, esplicitamente intitolata “Diritti e doveri dei cittadini”:

  • L’articolo 13 tutela libertà personale ma nello stesso tempo ne traccia i confini punendo “ogni violenza fisica e morale”. Analogamente gli articoli successivi regolano l’inviolabilità del domicilio, la segretezza delle comunicazioni, la libertà di movimento, il “diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi” anche in luogo pubblico, salvo “preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza”.
  • La libertà di espressione (e quindi di stampa) è affermata con forza nell’articolo 21, che tuttavia la tempera richiedendo l’indicazione esplicita dei responsabili della pubblicazione, la trasparenza dei finanziamenti e il rispetto del “buon costume”.
  • L’articolo 24 sancisce che “tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi” e che “la difesa è diritto inviolabile”.

Si potrebbe continuare citando gli articoli che riguardano i diritti/doveri della famiglia, la tutela della salute, la libertà dell’insegnamento e il diritto all’istruzione, diritti e doveri del lavoratore, libertà e limiti dell’impresa privata, diritto/dovere di voto e così via, ma i cenni fatti sono sufficienti per introdurre i temi di questo incontro della serie “Prepararsi al futuro”. Basta aggiungere che diritti e doveri in qualche modo delimitano anche i tre poteri dello Stato: il legislativo, che appartiene al Parlamento e scrive le leggi, l’esecutivo, rappresentato dal governo, che le mette in atto, il giudiziario, che ne sanziona la violazione. La separazione e l’equilibrio tra questi poteri, supervisionati dal Presidente della Repubblica, sta alla base della democrazia moderna, come già suggeriva Montesquieu nel saggio “De l’ésprit des Lois” (1748).
Il buon funzionamento dello Stato richiede un rispetto puntuale delle regole di cittadinanza che discendono da diritti e doveri. Per limitarci a un esempio, pagare le tasse è una regola di cittadinanza che tutti devono rispettare a fronte di servizi come la sanità e l’istruzione che lo Stato mette a disposizione dei cittadini, e che ci sia molto da fare lo sappiamo da un dato impressionante: secondo l’ultima stima Istat l’evasione fiscale in Italia vale 180/200 miliardi di euro l’anno, circa il 12 per cento del PIL (prodotto interno lordo). Delle regole ci cittadinanza parlerà Gherardo Colombo, un ex magistrato che, dopo aver combattuto la corruzione politica, tra gli altri incarichi ora ricopre quello di coordinatore del Comitato per la legalità, la trasparenza e l'efficienza della pubblica amministrazione del Comune di Milano.
Con lo scarso senso civico di una parte della popolazione, l’inefficienza della pubblica amministrazione, spesso intrecciata alla corruzione, rappresenta un altro punto dolente del nostro Paese. Molti cittadini percepiscono l’amministrazione pubblica come una macchina burocratica tesa soprattutto a conservare sé stessa e a ostacolare le iniziative delle persone e delle imprese, l’esatto contrario di quanto la Costituzione vorrebbe. Le autonomie regionali, previste dalla Costituzione ma realizzate talvolta solo per moltiplicare posti di potere e creare contrapposizioni paralizzanti, hanno ulteriormente complicato il quadro. Il decentramento, che nelle intenzioni dei padri costituenti era essenzialmente di tipo amministrativo e aveva lo scopo di snellire l’amministrazione centrale, ha occupato altri spazi, introducendo, per esempio nel caso della Sanità, disuguaglianze di trattamento tra i cittadini in diretto contrasto con la Costituzione. Quanto al costo delle pratiche corruttive, viene stimato in 100 miliardi di euro l’anno, oltre il 6 per cento del Pil. Saranno questi alcuni degli spunti che tratterà il costituzionalista Sabino Cassese.
 
 
Gherardo Colombo, entrato in magistratura nel 1974, ha fatto parte del gruppo multidisciplinare sulla corruzione presso il Consiglio d’Europa, contribuendo   alla redazione del testo della Convenzione internazionale sulla corruzione firmata a Strasburgo nel 1999. Dal 1989 al 1992 è stato consulente della Commissione parlamentare sul terrorismo in Italia, e poi della Commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia. Dal 1989 al 2005 ha svolto le funzioni di sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Milano. Tra le inchieste a cui ha lavorato, quelle sulla Loggia P2, Mani Pulite, Fondi neri Iri, Lodo Mondadori. Dal marzo 2005 è stato giudice presso la Corte di Cassazione. Nel 2007 ha lasciato la magistratura e si è impegnato nella riflessione sulla giustizia e nell’educazione alla legalità, missione che lo porta a incontrare ogni anno migliaia di studenti.
 
Sabino Cassese, professore di diritto amministrativo presso l’Università di Roma “La Sapienza”, docente alla School of Government della LUISS, è stato ministro senza portafoglio per la Funzione pubblica nel governo Ciampi (1993-1994) e ha presieduto la Commissione per la riforma della pubblica amministrazione. Dal 2005 al 2014 è stato giudice della Corte Costituzionale. Tra i suoi libri: “Il cittadino e la repubblica italiana” (1980), “Lo Stato introvabile” (1998), “La crisi dello Stato (2002), “I tribunali di Babele” (2009), “Chi governa il mondo?” (2013), “Territori e potere. Un nuovo ruolo per gli Stati?” (2016), “la democrazia e i suoi limiti (2017).
 
Bibliografia:
Valerio Onida, “La Costituzione”, il Mulino, 2004
Gustavo Zagrebelsky, “Intorno alla legge. Il diritto come dimensione del vivere comune”, Einaudi, 2009
 

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