Torino, Politecnico, aula magna,
ore 17,45, per GiovedìScienza
Recenti sviluppi tecnologici ci stanno offrendo opportunità senza precedenti per misurare e comprendere le nostre differenze biologiche. Abbiamo così capito che le popolazioni umane sono le meno variabili fra i primati, come ci si attende in una specie che è cresciuta in fretta attraverso intensi scambi migratori. E siamo riusciti, confrontando dati fossili, archeologici e genetici, a ricostruire i principali eventi migratori che ci hanno portato a diffonderci dall’Africa nei cinque continenti, forse in meno di centomila anni. Questi studi minano alla base l’idea che nella nostra specie esistano razze biologiche distinte, anche nel momento in cui il concetto di razza è invece vigorosamente rilanciato a livello politico e sociale.
Guido Barbujani
ha lavorato alla State University of New York a Stony Brook, alle Università di Londra, Padova e Bologna, e attualmente è professore di Genetica all'Università di Ferrara. Collabora al Sole 24 Ore, nel 2014 ha vinto il Premio Napoli per la lingua e la cultura italiana. Fra i suoi libri, L'invenzione delle razze (Bompiani 2006, 2018), Sono razzista, ma sto cercando di smettere (con Pietro Cheli, Laterza 2008), Lascia stare i santi. Una storia di reliquie e di scienziati (Einaudi 2014), Contro il razzismo (con Marco Aime, Federico Faloppa e Clelia Bartoli, Einaudi 2016), Gli africani siamo noi (Laterza 2016), e Il giro del mondo in sei milioni di anni (con Andrea Brunelli, Il Mulino, 2018).