ANNO 2050: UN PIANETA PER 10 MILIARDI DI PERSONE
Mettere d’accordo energia e ambiente
con Nicola Armaroli, dirigente di ricerca CNR
La popolazione in Italia e nel mondo: tra società e economia
con Maria Silvana Salvini, Università di Firenze (foto)
La demografia permette di fare previsioni a medio termine molto attendibili. Sappiamo che la speranza di vita tende ad aumentare: negli ultimi cento anni nei paesi ricchi è quasi raddoppiata e la stessa tendenza si manifesta nei paesi dove migliorano le condizioni economiche. Dunque aumenteranno le persone anziane e la spesa per pensioni e sanità. Gli italiani che andranno in pensione nel 2050 sono già tra noi: è facile calcolarne il numero. Sappiamo che le nascite tendono a diminuire là dove il benessere è maggiore. Inoltre, sapendo che la natalità nel nostro paese è tra le più basse del mondo – 1,4 figli per coppia – è evidente che tra qualche decennio i nativi italiani saranno pochissimi rispetto al totale e che l’economia non potrà reggersi senza una immigrazione sostenuta. Si pone così anche un grande problema di accoglienza, formazione e integrazione.
Spesso la propaganda politica comunica la percezione di una invasione di immigrati che non corrisponde alla realtà delle cifre. Nel 2017 l’Istituto Nazionale di Statistica ha registrato un calo della popolazione residente di 105.472 unità rispetto al 2016. La riduzione complessiva è determinata dalla flessione della popolazione di cittadinanza italiana (-202.884 residenti), che solo parzialmente è stata compensata dall'aumento della popolazione straniera (+97.412 unità). Contro 458.000 nati abbiamo avuto nel 2017 quasi 650.000 morti. Per il terzo anno consecutivo i nati in Italia sono scesi sotto il mezzo milione: gli iscritti all'anagrafe sono stati 458.151 (in calo di 15 mila unità rispetto al 2016), di cui circa 68 mila stranieri (14,8% del totale), anch’essi in diminuzione rispetto all’anno precedente. Per il nostro paese è il minimo storico dall'Unità. Con un tasso di natalità di 9,2 ogni mille abitanti, l’Italia è al 183° posto nel mondo su 190 paesi. Nei prossimi vent’anni per mantenere costante la sua popolazione in età attiva (20-64 anni) l’Italia avrebbe bisogno di un innesto di 325 mila lavoratori l’anno.
Quanto all’Europa, perde ogni anno 3 milioni di lavoratori, che vanno in pensione e non possono essere sostituiti semplicemente perché chi avrebbe dovuto sostituirli non è mai nato.
La popolazione mondiale è oggi di 7,6 miliardi di persone. I demografi stimano che sfiorerà i 10 miliardi nel 2050 e supererà gli 11 miliardi nel 2100 per poi stabilizzarsi. Il continente che crescerà più rapidamente è l’Africa, destinata a passare dagli attuali 1,3 a 2,2 miliardi di abitanti nel 2050, con una età media tra i 16 e i 28 anni a seconda dei paesi considerati (in Niger sarà inferiore a 15 anni). Un continente di ragazzi.
La specie Homo sapiens nasce nomade e la mobilità nel tempo è costantemente aumentata, anche grazie a comunicazioni e mezzi di trasporto sempre più efficienti. Nel 2017 le persone che hanno fatto voli internazionali sono state 1,2 miliardi. Ci si muove per motivi economici, per sfuggire a guerre e persecuzioni, per i cambiamenti climatici, per motivi culturali. L’articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani approvata nel 1948 dalle Nazioni Unite pone la libertà di movimento tra i diritti fondamentali dell’umanità. La crescita della mobilità, del resto, vale anche per le merci, e non è certo messa in discussione: qualsiasi prodotto oggi è ad appena 24 ore di distanza da noi.
In un mondo dove il PIL pro capite varia da 103 mila dollari in Lussemburgo a 57 mila degli Stati Uniti, 39 mila dell’Unione Europea, 30.500 dell’Italia, 3.800 dell’Africa subsahariana fino ai 411 del Niger, è chiaro che le pressioni allo spostamento sono fortissime. L’Italia non fa eccezione: tra il 1861 e il 1961 l’hanno lasciata 25 milioni di persone, al ritmo medio di 700 al giorno. Nel 2017 circa 200 mila italiani sono partiti dal nostro paese, più degli stranieri che sono arrivati (119 mila).
L’aumento della popolazione mondiale, e ancora di più il miglioramento della qualità della vita a cui giustamente aspirano i paesi in via di sviluppo, pongono il problema della produzione di una quantità di energia adeguata, ma tale da non peggiorare ulteriormente l’ambiente in cui viviamo. Oggi il mondo funziona ancora sostanzialmente a combustibili fossili: petrolio, carbone, metano. La tecnologia migliora ininterrottamente i metodi di ricerca e di estrazione, ma è chiaro che stiamo parlando di risorse non illimitate, accumulate nel corso di centinaia di milioni di anni e bruciate a un ritmo migliaia di volte più veloce. Inoltre la combustione dei fossili libera nell’aria enormi quantità di anidride carbonica, il gas oggi responsabile di circa metà dell’effetto serra. Dall’inizio dell’era industriale l’anidride carbonica è passata da 290 a 404 parti per milione e il riscaldamento globale è stato di circa 1 grado. Sarà come minimo di 3 gradi nel 2100. Per la fusione dei ghiacci polari e la dilatazione termica dell’acqua, il livello dei mari sarà di circa un metro.
Dal punto di vista energetico, la Terra è un sistema aperto grazie al fatto che in esso entra energia solare. Non a caso l’evoluzione biologica ha sviluppato la fotosintesi e il 97 per cento della biomassa è sotto forma vegetale. Le piante chiudono il ciclo del carbonio e forniscono nutrimento al restante 3 per cento di biomassa animale. La sfida energetica dell’umanità trova dunque nella natura un suggerimento prezioso. In questo incontro di “Prepararsi al futuro” vedremo quanto i temi dell’energia, della popolazione, dell’economia globale e dei flussi migratori siano strettamente intrecciati.
Maria Silvana Salvini dal 2003 è professore ordinario di demografia presso la facoltà di Economia dell’Università di Firenze. Tra i suoi principali settori di ricerca c’è lo studio della fecondità in Italia, con particolare attenzione alla partecipazione al mercato del lavoro della donna e all'impatto delle nuove forme contrattuali flessibili sulle scelte familiari. Un altro suo interesse scientifico riguarda lo studio dei processi di convergenza/divergenza demografica fra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo.
Nicola Armaroli, laurea e dottorato in chimica all’Università di Bologna, è dirigente di ricerca presso il CNR, dove studia nuovi materiali per la conversione dell’energia solare e lo sviluppo delle nuove tecnologie di illuminazione. Ha diretto gruppi di ricerca a livello internazionale e fa parte del comitato di referee di numerose riviste scientifiche del settore chimico-energetico. Molto attivo nella divulgazione scientifica, nel 2009 ha vinto il Premio Galileo e dal 2014 dirige la rivista “Sapere”.
Bibliografia
Silvana Salvini e Alessandra De Rose (a cura di), “Rapporto sulla popolazione. L’Italia a 150 anni dall’Unità”, 2011, il Mulino
Stefano Allevi, “Immigrazione, cambiare tutto”, 2018, Laterza
Stefano Allevi, “5 cose che dovremmo sapere sull’immigrazione (e una da fare)”, 2018, Laterza
Piero Angela e Lorenzo Pinna, “Perché dobbiamo fare più figli”, 2008, Mondadori
Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani, “Energia per l’astronave Terra”, terza edizione, 2017, Zanichelli
Vincenzo Balzani e Margherita Venturi, “Energia, risorse, ambiente”, 2017, Zanichelli
Sito: https://www.italiaora.org/