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Appuntamenti

 

 

 

 

Piero Bianucci
I miei appuntamenti
Ferrarotti
18.01.2019

Che ci sta a fare l'Europa se...

 

Torino, Politecnico, aula magna, ore 15
Per "Prepararsi al Futuro",
da una idea di Piero Angela

CHE CI STA A FARE L'EUROPA SE...
"Italia, euro e nuovi nazionalismi"
con Enrico Letta
 
“Produrre nel sistema Italia”
con Gianfelice Rocca
 
 L’Eurobarometro è uno strumento che il Parlamento europeo si è dato per sondare le opinioni dei cittadini dell’Unione sui temi più diversi: politici, economici, sociali, culturali, scientifici, di costume. Il 17 ottobre scorso sono stati diffusi i risultati di un Eurobarometro che, intervistando 17 600 cittadini dei 28 paesi UE, ha rilevato il loro atteggiamento nei confronti dell’euro e dell’Unione Europea.
Il dato sintetico passato su televisioni e giornali del nostro paese è che solo 44 italiani su 100 oggi voterebbero per restare nell’Unione. Una cifra che metterebbe l’Italia in cima alla classifica dei paesi anti-europeisti. Più popolare è la moneta unica: 65 italiani su 100 sono favorevoli all’euro. In ogni caso, la conclusione è stata che l’Italia sarebbe il paese più euroscettico tra i 28 dell’Unione, persino più del Regno Unito, dove i cittadini britannici europeisti sono risaliti al 53 per cento – ricordiamo che la Brexit fu decisa il 23 giugno 2016 con un referendum consultivo nel quale il 51,9 per cento dei votanti si schierò per uscire dall’Europa contro il 48,1 di coloro che avrebbero preferito rimanerci.
In realtà l’esito dell’Eurobarometro del 17 ottobre deve essere letto con più attenzione, senza aggregare arbitrariamente i dati come molti organi di informazione hanno fatto. Gli italiani che effettivamente lascerebbero l’Europa sono solo 24 su 100, mentre il 32 per cento si dichiara indeciso. Non è corretto sommare gli indecisi con gli ital-exit.
Una analisi seria dell’esito dell’Eurobarometro dice cose notevolmente diverse da quelle che sono arrivate al pubblico, subito rilanciate con grande clamore dagli esponenti dei partiti anti-Europa. In generale, il 68 per cento degli europei intervistati ritiene che il proprio paese abbia tratto benefici dall’Unione (libera circolazione delle persone e delle merci, moneta unica, stabilità del potere di acquisto, programmi di ricerca scientifica e di scambio culturale come Erasmus) e il 62 per cento si sente europeista: un dato in rialzo rispetto ai sondaggi precedenti, il più favorevole che si sia registrato dal 1983. Anche in Italia, il gradimento dell’euro è aumentato del 4 per cento rispetto al marzo 2018.
Un europeo su due, inoltre, ha dichiarato l’intenzione di recarsi al voto nel maggio del 2019. Quanto alle priorità da affrontare nella campagna elettorale, in generale al primo posto spicca la lotta al terrorismo (49%), al secondo la disoccupazione giovanile (48%), al terzo l’immigrazione (45%) seguita da crescita ed economia (42%). In Italia al primo posto viene messa l’immigrazione (66%), seguita dalla disoccupazione giovanile (60%) e dalla crescita economica (57%).
E’ interessante notare che l’Eurobarometro ha registrato in Italia una tendenza contraddittoria: il 44% dei cittadini pensa che l’Italia abbia in generale tratto vantaggio dall’adesione all’UE, con un miglioramento rispetto all’anno precedente di 5 punti percentuali. Ma solamente il 39% dei cittadini italiani intervistati ritiene del tutto positiva l’appartenenza del proprio paese all’Unione Europea. E’ sconcertante, poi, che ci siano persone che uscirebbero dall’Europa ma non dall’euro: come se le due cose non facessero parte di uno stesso processo politico.
Il quadro è in rapida evoluzione. Che succederà se l’Italia si sottrae alle norme europee e continua ad aumentare un debito pubblico già pesantissimo? Quale sarà l’atteggiamento dei mercati finanziari internazionali? Come affrontare insieme e in modo razionale le grandi migrazioni dai paesi in guerra e povertà estrema? Quali problemi e quali opportunità hanno gli imprenditori nel Sistema Italia?
Di queste cose, di ipotetici scenari con Unione ed euro in crisi, e delle prospettive produttive del Sistema Italia ci parleranno Enrico Letta, già presidente del Consiglio e ora rettore della Paris School of International Affairs e Gianfelice Rocca, presidente del Gruppo Techint.
 
Enrico Letta
Nato a Pisa nel 1966, professore universitario, è stato a capo del governo italiano dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014. In precedenza era stato ministro per le politiche comunitarie nel governo D’Alema, ministro dell’Industria, sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo Prodi II. Europarlamentare dal 2004 al 2006, ha ricoperto il ruolo di vicesegretario del Pd. Dopo le dimissioni da presidente del Consiglio ha rinunciato al seggio in parlamento tornando all’insegnamento. Dal settembre 2015 dirige la Scuola di affari internazionali dell’Istituto di Studi Politici di Parigi.
 
Gianfelice Rocca
Presidente del Gruppo Techint e dell’Istituto Clinico Humanitas, è tra i più rilevanti imprenditori italiani ed europei. Dopo essersi laureato in Fisica all’Università Statale di Milano, ha perfezionato la sua preparazione manageriale alla Harvard Business School di Boston e dal 2013 al 2017 è stato presidente di Assolombarda. Techint agisce nei settori della siderurgia, dell’energia e delle infrastrutture, impiega 55 mila persone e nel 2017 ha fatturato oltre 18 miliardi di dollari. Accanto all’Istituto Clinico Humanitas nel 2014 è sorta la Humanitas University, ateneo dedicato alle Scienze della vita.
 
Piccola Bibliografia
Enrico Letta: “Contro venti e maree”, il Mulino, 2017
Roberto Giardina: “Per un’Europa libera e unita”, Imprimatur Editore
“Trattati dell’Unione Europea”, Hoepli - e-book
 
Giuseppe De Rita: “Dappertutto e rasoterra. Cinquant’anni di storia della società italiana”, Mondadori
Mauro Ceruti: “Il tempo della complessità”, Raffaello Cortina
Alec Ross: “Il nostro futuro. Come affrontare il mondo dei prossimi vent’anni”, Feltrinelli
 
 

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