Per "Prepararsi al futuro", ciclo di conferenze ispirato da Piero Angela.
Incontro sul tema "Scenari politici, economici, produttivi" -Competitività del sistema Italia nel prossimo decennio".
con Carlo Calenda (foto), già ministro dello sviluppo economico nei governi Renzi e Gentiloni
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Per una coincidenza non cercata, questo incontro di “Prepararsi al futuro” avviene mentre è in atto una rapida evoluzione dei temi evocati dalle parole-chiave del titolo: politica, economia, produttività.
Su scala internazionale, il G20 che si è concluso a Buenos Aires all’inizio di dicembre ha registrato spaccature profonde a fronte di deboli convergenze. Tornano in scena protezionismo e guerre commerciali, l’Unione Europea sconta l’uscita della Gran Bretagna, gli Stati Uniti di Trump si chiamano fuori dalla lotta al cambiamento climatico, questione globale per eccellenza. In sostanza, il Gruppo dei Venti paesi più industrializzati nato nel 1999 per coordinare lo sviluppo economico mondiale ha trovato un solo punto di accordo: l’urgenza di riformare i propri meccanismi in una fase storica che vede risorgere barriere doganali, nazionalismi, conflitti locali pilotati da grandi potenze.
Su scala nazionale, il nostro paese si trova a constatare una inversione di tendenza: gli indicatori del prodotto interno lordo (Pil), dell’occupazione, della fiducia degli imprenditori, dei cittadini e degli investitori, dopo tre anni di crescita lenta ma costante, segnano di nuovo una battuta d’arresto. Come potrà il sistema Italia affrontare questi scenari?
Stiamo accorgendoci che l’idea di globalizzazione che ci eravamo fatta sottovalutava alcuni fatti importanti. Il primo è la velocità dello sviluppo cinese. In tre decenni la Cina è passata da una quota dall’uno per cento delle esportazioni mondiali a una quota del 17%, con un surplus di 500 miliardi di dollari. La crisi finanziaria iniziata nel 2008 e (forse) finita nel 2015, non è stata davvero globale come ci raccontavamo: tra il 2008 e il 2011 il Pil cinese è cresciuto del 18%, quello americano dell’1,8 (un decimo di Pechino) e quello europeo è sceso dell’1,4, facendo dell’Europa l’area più vulnerabile dell’Occidente. L’Italia, a sua volta è tra i punti più vulnerabili d’Europa, con un incremento percentuale del Pil in costante declino, dal 17% degli anni 90 fino al 2,5% dell’ultimo decennio.
Altri due fatti importanti sono l’espansione dell’Africa (demografica – da 1 miliardo di abitanti nel 2000 a 2 miliardi nel 2050 – ma non solo demografica), e l’allargamento della distanza tra ricchi e poveri. Altro fatto di grande rilievo, la globalizzazione ha trasformato il lavoro in una qualsiasi “materia prima” come tutte le altre: un fenomeno economico e sociale che ha svuotato le fabbriche dei paesi sviluppati, dove la mano d’opera era più cara, e ha fatto esplodere il numero dei posti di lavoro nei paesi emergenti, ovviamente a scapito delle garanzie per i lavoratori.
Eppure all’orizzonte si vedono nuove opportunità per un paese tecnologicamente avanzato come il nostro. Con l’Internet delle cose, alle nanotecnologie dei sensori e dei nano-computer si apre un campo sterminato. L’alimentazione e l’agricoltura hanno davanti a sé la sfida di affiancare alle dominanti proteine animali una quota crescente di proteine vegetali, assai più sostenibili per l’ambiente. Gli spazi urbani dovranno essere riprogettati per un pianeta che nel 2050 avrà il 70 per cento della popolazione mondiale concentrato in metropoli sempre più grandi. Il contrasto al cambiamento climatico comporterà investimenti in energia rinnovabile e in molti settori industriali per centinaia di miliardi. L’aumento della speranza di vita chiama in causa robotica e sviluppi farmacologici. L’Intelligenza Artificiale sarà una rivoluzione pervasiva che riguarderà ogni ambito produttivo. E questi sono soltanto alcuni dei settori nei quali per il nostro paese la partita è aperta, a patto di investire in scuola, formazione permanente, ricerca. Senza dimenticare che sono fondamentali le condizioni al contorno: una classe politica consapevole dei problemi da affrontare, un’amministrazione pubblica sana ed efficiente, la lotta alla corruzione, il contrasto all’evasione fiscale, lo sfoltimento burocratico.
Carlo Calenda è stato ministro dello Sviluppo economico prima con il governo Renzi e poi con il governo Gentiloni. Rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione Europea, ha presieduto i G7 Energia e Innovazione e il Consiglio del commercio dell’UE durante il semestre di presidenza italiana. Prima di entrare in politica è stato manager alla Ferrari e direttore degli Affari internazionali in Confindustria. Nel 2013 ha contribuito alla fondazione di Scelta Civica.
Piccola bibliografia
Carlo Calenda, “Orizzonti selvaggi”, Feltrinelli, 2017
Autori vari, “Limes”, ottobre 2018: L’impero americano letto attraverso Internet, La sfida cinese e la guerriglia russa, Cyberwarfare: dove nessuno domina
Autori vari, “L’insostenibile prezzo della crescente disuguaglianza”, RBA, 2016
Muro Ceruti, “Il tempo della complessità”, Raffaello Cortina Editore, 2018