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Piero Bianucci
I miei appuntamenti
Ferrarotti
15.02.2018

Democrazie. Come cambia il mondo

 

Torino, aula magna del Politecnico,
ore 15

Per il progetto di Piero Angela COSTRUIRE IL FUTURO.

Intervengono lo storico Alessandro Barbero ("La conquista della democrazia: la storia del passato" e il direttore dell'ISPI, Istituto per gli Studi di Polititica Internazionale, Paolo Magri ("I paesaggi del futuro").

Conduce Piero Bianucci.

Nella foto: Alessandro Barbero.

 
Nella cultura occidentale l’idea di democrazia ha 2500 anni ma non si può dire che abbia mai trovato piena realizzazione. Nelle sue inevitabili imperfezioni e nella grande varietà di forme e gradi, rimane tuttavia il miglior sistema di organizzazione politico-sociale che l’umanità abbia escogitato per dare rappresentanza al maggior numero possibile di persone.
La democrazia ha sempre dovuto confrontarsi e adattarsi a situazioni storiche diverse e rapidamente mutevoli. Cambiamenti epocali sono avvenuti con la caduta del Muro di Berlino, la dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’emergere della Cina come potenza economica mondiale, la crescita dell’India e dei paesi del Sud America, la diffusione di conflitti locali a sfondo religioso, la proliferazione nucleare, che ora conosce una fase di crisi con la politica aggressiva della Corea del Nord e relativa risposta del presidente americano Trump.
Oggi però la democrazia deve anche confrontarsi con due mutazioni profonde senza precedenti, due “singolarità” tra loro connesse: la rivoluzione della tecnologia informatica e la globalizzazione dei mercati.
Internet ha reso istantanee e capillari le comunicazioni interpersonali senza limiti di distanza. Attraverso i “social” ha creato nuovi tipi di comunità e aperto un dibattito sulla possibilità di una democrazia diretta a base tecnologica. Peraltro queste comunità destrutturate e più o meno spontanee nascono dal basso ma usano strumenti calati dall’alto: due miliardi di persone possono esprimersi su Facebook o Twitter e cercare informazioni con Google ma in pratica nessuno ha accesso alla loro tecnologia né può comprenderne i meccanismi.
Quanto alla globalizzazione economica, è in buona parte una conseguenza della rivoluzione informatica e dei trasporti su scala intercontinentale.
Le due cose insieme hanno accelerato un processo già in corso da tempo: il concentrarsi della ricchezza in una parte sempre più ristretta della popolazione, sia a livello planetario sia nei singoli paesi, con evidenti conseguenze per i meccanismi della democrazia.
Per fare qualche esempio, il 58% del totale della crescita prodotta negli Stati Uniti tra il 1976 e il 2007 è confluita nel patrimonio dell’1 per cento più ricco della popolazione. In Portogallo il 10% più ricco della popolazione si è ritrovato con il 66% di tutta la crescita economica creata tra il 1989 e il 2007. E le disuguaglianze sono ancora più evidenti nei paesi in via di sviluppo.
Oggi le maggiori multinazionali hanno bilanci economici e poteri paragonabili a quelli di uno Stato, ma mentre gli Stati hanno ordinamenti condivisi, confini precisi segnati sulle carte geografiche e una istituzione come l’ONU che, sia pure debolmente, configura un governo globale, aziende come Google, Microsoft, Apple, etc. agiscono con una autonomia pressoché totale su scala planetaria.
La generazioni che si avviano a diventare classe dirigente dovranno quindi muoversi in un mondo del tutto diverso da quello che abbiamo conosciuto fino alla fine del secolo scorso. L’incontro di “Costruire il Futuro” del 16 febbraio, intitolato “Il mondo che cambia”, affronterà queste mutazioni prima con uno sguardo al passato e al processo di evoluzione della democrazia con lo storico Alessandro Barbero, e poi con uno sguardo geopolitico ai “Paesaggi del futuro” affidato a Paolo Magri, direttore dell’ISPI, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale.
Alessandro Barbero si è laureato in storia medievale all’Università di Torino e perfezionato alla Scuola Normale di Pisa. Accanto alla ricerca accademica e alla scrittura saggistica che lo hanno portato nel 2004 alla posizione di professore ordinario di storia medievale all’Università del Piemonte Orientale, ha coltivato la scrittura narrativa vincendo nel 1996 il Premio Strega. Intensa anche la sua attività divulgativa: ospite abituale di Piero Angela a Superquark e collaboratore di Rai Storia e altri programmi televisivi, partecipa a iniziative come il Festival della Mente di Sarzana, scrive su “La Stampa-Tuttolibri” e sul domenicale del “Sole-24 ore”.
Paolo Magri, è Direttore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e docente di Relazioni Internazionali all’Università Bocconi. È inoltre Segretario del Gruppo Italiano della Trilateral Commission e Membro dello Europe Policy Group del World Economic Forum, del Comitato Strategico del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Italia-Cina e dell’Advisory Board di Assolombarda.
Per la Rai e altre reti televisive e radiofoniche commenta vicende internazionali e scenari globali, con particolare attenzione alla politica estera americana, all’Iran e al Medio Oriente.
Tra le sue pubblicazioni: "Post-vote Iran. Giving Engagement a Chance" (con Annalisa Perteghella, ISPI, 2017); "L’età dell’incertezza" (con Alessandro Colombo, ISPI, 2017); "Il mondo secondo Trump" (Mondadori, 2017); "Il mondo di Obama" (Mondadori, 2016); "Twitter e Jihad: la comunicazione dell’ISIS (con Monica Maggioni, Mondadori, 2015); "Le nuove crepe della governance mondiale" (ISPI, 2016); "Iran After the Deal: The Road Ahead" (con Annalisa Perteghella, ISPI, 2015); "I BRICS e noi. L’ascesa di Brasile, Russia, India e Cina e le conseguenze per l’Occidente” (con Paolo Quercia, ISPI, 2011).

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