Genova, Palazzo della Borsa, Festival
della Scienza, ore 18,30
Conversazione a due voci. L'altra è di Attilio Ferrari.
La nostra mente non è fatta per numeri, lettere, equazioni. Noi ci siamo evoluti nel cosmo imparando e ricordando per immagini. Grazie ai codici di visualizzazione che ricostruiscono i dati provenienti da esperimenti del CERN, o da missioni spaziali come HST o GAIA, possiamo “vedere” la struttura e la dinamica degli atomi, delle particelle elementari, delle galassie, delle sorgenti X e gamma. La scienza usa immagini virtuali per rappresentare la struttura del mondo fisico permettendoci di scrutare oltre il nostro occhio, ed è virtuale il cielo che gli astrofisici oggi simulano nei supercomputer per capire meglio l'evoluzione del cosmo, ma è virtuale pure l'universo che vediamo nei planetari.
C’è però un aspetto “reale” del cielo che di solito viene ignorato: ogni raggio di luce che arriva dalla volta stellata è un “treno” di fotoni che fisicamente congiunge la retina del nostro occhio alla fotosfera della stella. Le stelle ci toccano, e fanno il solletico al nostro cervello. Il viaggio dei fotoni dalla retina al cervello alimenta la nostra immagine dell’universo che è insieme reale e virtuale.