Consegna del Premio GiovedìScienza per Giovani Ricercatori
Assegnazione e consegna del Premio speciale "ELENA BENADUCE"
Perché un nuovo Premio GiovedìScienza per Giovani Ricercatori intitolato a Elena Benaduce? E perché questo premio punta a incoraggiare lavori scientifici rivolti a migliorare la qualità della vita e il rapporto medico/paziente?
I motivi per ricordare Elena Benaduce, psicologa e psicoterapeuta scomparsa il 3 aprile 2016, si possono trovare in queste tre testimonianze di persone che hanno lavorato con lei:
“Elena Benaduce ha dedicato tutta la sua vita in modo pionieristico all’educazione terapeutica ed è stata per tantissimi di noi punto di riferimento in un’epoca in cui per i medici occuparsi semplicemente di comunicazione sembrava fantascienza. Ho ricordi bellissimi di ore trascorse con lei ad approfondire i temi dell’educazione. Anche grazie a lei oggi tutti noi diabetologi ci siamo evoluti e conosciamo bene ed applichiamo i percorsi di quello che sta diventando il moderno e riconosciuto approccio centrato sulla persona. L’operato di Elena è sempre stato pratico, realistico ed efficace sul campo. Una vera testimonianza di vita. Averla conosciuta è stato un privilegio, aver lavorato con lei una grande opportunità. Grazie Elena, a nome mio e di tutta l’AMD, con stima e sincero affetto.”
Nicoletta Musacchio – Presidente AMD (Associazione Medici Diabetologi) ++++++
“Laureata in psicopedagogia, Elena Benaduce ha approfondito il concetto dell’educazione terapeutica nella patologia cronica con il professor Jean Philippe Assal all’Università di Ginevra. Ha lavorato per moltissimi anni come volontaria nel Reparto di Diabetologia diretto dal dr. Quirico Carta, dedicandosi all’educazione terapeutica dei soggetti affetti da diabete mellito. Successivamente ha collaborato con la Diabetologia Pediatrica del professor Franco Cerutti, sempre occupandosi dell’educazione terapeutica dei bambini affetti da diabete. Tutti noi ci ricordiamo di Elena perché ha dato la spinta a noi diabetologi a cercare prima di comunicare con la persona, e poi ad affrontare la malattia, utilizzando un linguaggio che, come clinici, ci era inizialmente estraneo ma che nel tempo è diventato parte integrante e caratterizzante della nostra attività specialistica di tutti i giorni.”
Riccardo Fornengo - Consiglio Direttivo Regionale AMD Piemonte e Valle d’Aosta
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“Per tutti noi Elena è stata non solo una maestra che ci ha insegnato molto in tema di psicopedagogia del diabete in età pediatrica ma soprattutto un’amica alla quale ricorrere nei momenti di dubbio e dalla quale abbiamo ricevuto sempre parole e consigli affettuosi e pieni di umanità. Sono sicuro che, se oggi i nostri giovani pazienti ricevono cure adeguate da un punto di vista medico, sociale e emozionale, lo devono anche a quanto Elena ha dato con profonda scienza e dedizione.”
Franco Cerutti – Professore di Pediatria, Università di Torino
Una vita generosa
Nata a Torino il 24 gennaio 1951, Elena Benaduce indicava Francesco De Bartolomeis, docente di pedagogia all’Università di Torino, come il Maestro più influente per la sua formazione psicopedagogica. Durante gli studi universitari collaborò al settimanale “il nostro tempo” e all’inizio degli Anni 70 pubblicò su quel giornale una inchiesta che denunciava le condizioni in cui vivevano i pazienti ricoverati nei manicomi. Era il tempo in cui Franco Basaglia si batteva per la chiusura degli ospedali psichiatrici, obiettivo raggiunto nel 1978 con l’approvazione della Legge 180. Basaglia rappresentava in Italia una particolare forma di Antipsichiatria ispirata sia alla scienza positiva sia al pensiero esistenzialista attento alla persona, così come De Bartolomeis era stato il fondatore dell’Antipedagogia e l’aveva portata nelle fabbriche e nella società: due movimenti culturali che sono stati influenti nello sviluppo democratico del nostro paese.
Subito dopo la laurea Elena Benaduce entrò nel mondo della scuola affiancando la direttrice in una primaria statale di Moncalieri. Conseguita l’abilitazione all’insegnamento della psicopedagogia nelle medie superiori, ricoprì per due anni questo incarico nel Liceo Statale Sperimentale di Giaveno. Quando nel 1996 nacque l’Ordine degli psicologi, l’abilitazione all’insegnamento le varrà l’iscrizione permanente nell’Albo degli psicologi e psicoterapeuti.
Volontariato in ospedale
Lasciata la scuola senza ritirare l’indennità di liquidazione, lavorò poi per alcuni anni nel campo pubblicitario fondando con tre soci lo Studio Quarta Immagine. Quando questa esperienza si esaurì, negli Anni 80 iniziò a collaborare come volontaria nel Centro diabetologico dell’Ospedale Molinette di Torino diretto dal dr. Quirico Carta. Qui contribuì a organizzare e umanizzare i rapporti con gli oltre diecimila pazienti che afferivano al Centro, partecipò alla formulazione della cartella clinica elettronica e si dedicò come psicologa all’assistenza dei bambini e dei giovani colpiti da diabete di tipo 1, costretti ad affrontare una situazione non facile che li avrebbe accompagnati per tutta la vita. Intanto teneva corsi di formazione per il personale sanitario e faceva volontariato con l’Associazione dei genitori di bambini malati di diabete. Prima di dedicarsi esclusivamente alla libera professione (intorno al 2001) lavorò anche nella Diabetologia dell’Ospedale Oftalmico.
Per l’Associazione Medici Diabetologi, applicando quanto appreso a Ginevra da Assal, organizzò per vari anni i cosiddetti “Convegni di Marentino”, che divennero un punto di riferimento per l’aggiornamento sia terapeutico sia del rapporto medico/paziente cronico. Tra le pubblicazioni di Elena Benaduce si può ricordare un manuale divulgativo sulla gestione del diabete scritto gratuitamente per la Regione Piemonte e un lavoro scientifico sulla correlazione tra diabete e celiachia. Una sua battaglia, apparentemente linguistica ma in realtà sostanziale, fu contro l’uso della parola “diabetico”, in quanto identifica la persona con la sua malattia. Consigliando l’espressione “persona con diabete” proponeva una prospettiva esistenziale del tutto diversa. Il concetto filosofico di “persona” stava alla base della sua visione del mondo.
Orientamento psicologico
Inizialmente di scuola junghiana, dopo una analisi svolta con la dr.ssa Francesca Tonso, fu in contatto con Aldo Carotenuto e, tramite lui, con James Hillman. Più tardi, constatato che l’intervento psicoanalitico ha tempi e costi insostenibili per pazienti con modeste possibilità economiche, si avvicinò alle terapie strategiche sviluppate al Mental Research Institute di Palo Alto che aveva come riferimenti Milton Erickson e Paul Watzlawick in California e in Italia Giorgio Nardone. Ad Arezzo, presso Nardone, si formò alla terapia breve, e poi, a Torino, alle tecniche dell’ipnosi terapeutica con allievi di Nardone. Ma nella sua interpretazione della psicoterapia l’approccio strategico rimase uno strumento da applicare sempre e soltanto nel contesto di un rapporto umano con il paziente costruito su una profonda empatia. Per questo si interessò molto a Giacomo Rizzolatti (Università di Parma) e alla sua scoperta dei neuroni specchio.
Pensiero creativo
Marguerite Yourcenar, Simone de Beauvoir, Harry S. Sullivan, Milton Erickson, Paul Watzlawick e Oliver Sacks furono tra le sue letture preferite, sempre sul confine tra psicologia, neuroscienze e narrativa, ma in generale nessun autore era estraneo a lei che era guidata da una insaziabile curiosità culturale. Al momento della scomparsa stava rileggendo “Allucinazioni” di Oliver Sacks. Nelle letture, e in generale nella vita, Elena era dotata di un forte “pensiero laterale”, e talvolta divergente, che oltre ad aiutarla nell’applicare la terapia strategica, le donava una speciale creatività. Anche il Premio “GiovedìScienza” è frutto di una sua intuizione.