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Appuntamenti

 

 

 

 

Piero Bianucci
I miei appuntamenti
Ferrarotti
16.04.2016

Festa di Scienza a Foligno

 

Foligno, Teatro San Carlo, 16 aprile
ore 9,30 per le scuole
ore 17,30 per il pubblico

Dal 14 al 17 aprile, alla Festa di scienza e filosofia, come sempre organizzata da Edoardo Boncinelli e Giulio Giorello. Tema generale: SCIENZA E FUTURO

Il mio tema per le scuole, ore 9,30, Teatro San Carlo:

COME PENSAVANO EINSTEIN E STEVE JOBS

Scienza, tecnologia, industria, consumo

 

Per il pubblico, Teatro San Carlo, ore 17,30:

ALBERT EINSTEIN vs STEVE JOBS

 

Come pensava Albert Einstein, simbolo della creatività scientifica più alta e rarefatta?
E come pensava Steve Jobs, icona della creatività tecnologica e industriale del nostro tempo?
Che cosa possiamo imparare dai loro (diversissimi) profili cognitivi?
 
Cento anni fa Albert Einstein pubblicava la teoria della relatività generale ed era “felice ma un po’ distrutto”. Lo scrive a Michele Besso, vecchio amico e compagno di merende scientifiche – perché Einstein era un pensatore solitario ma prima di pensare da solo aveva bisogno di dialogare in sintonia/dissonanza con un interlocutore empatico.  
In effetti Einstein era arrivato al traguardo dopo uno sforzo lento, partito da lontano, nove anni prima, e dopo una accelerazione impressionante negli ultimi mesi, durante i quali la relatività generale si completò quasi “in diretta” davanti ai colleghi che avevano assistito alle sue quattro “presentazioni”, come diremmo oggi nell’era del powerpoint, alla Società Prussiana delle Scienze. E quella teoria era gravida di contenuti impliciti ancora quasi allo stato di “sospetti” e “fantasmi”: conseguenze come i miraggi, le lenti e le onde gravitazionali, i buchi neri, l’espansione dell’universo appena intuite e talvolta negate. 
 
Le teorie di Einstein sono guidate da un ideale di semplicità logica e unità concettuale, virtù a loro volta riconducibili a una esigenza estetica di compattezza e simmetria. Non aveva, Einstein, un programma rivoluzionario. La rivoluzione uscì fuori spontaneamente dall’aver fatto esplodere con la sola forza del pensiero contraddizioni emergenti dall’interazione tra teorie pre-esistenti, ciascuna robustissima nel proprio ambito: la meccanica di Newton e l’elettromagnetismo di Maxwell. Certo, gli esperimenti reali erano rispettabili anche per Einstein, ma venivano dopo quelli mentali e avevano un valore ancillare rispetto al pensiero creativo, con il quale come immaginava di cavalcare un raggio di luce – un sogno fatto a 16 anni – o di trovarsi in un ascensore in caduta libera. 
 
Se ad Einstein dobbiamo le teorie più importanti della fisica contemporanea, molto più modestamente a Steve Jobs dobbiamo tecnologie di computer, cellulari, iPod, iPad. Cose ovviamente imparagonabili con la relatività e la meccanica quantistica, che tuttavia hanno profondamente influenzato la nostra vita quotidiana. Basti pensare a gesti magici come sfogliare uno schermo, ingrandire allontanando pollice e indice, rimpicciolire con un pizzico, scorrere pagine virtuali come se scendessero per gravità.
Maniaco di una estetica dell’essenziale, teorico del pensiero divergente (“Think different!” era il suo motto) Jobs combatté una crociata contro i tasti. Proibì il terzo pulsante nei mouse. Nei suoi computer non volle i tasti-funzione né i 4 tasti con freccette. Nell’iPod mise 1000 canzoni e per sceglierle solo una ghiera girevole. Considerava inelegante, prima ancora che inutile, l’interruttore: ogni dispositivo doveva spegnersi da sé dopo un certo tempo di non uso. Lo stilo che Microsoft sviluppava per scrivere “a mano” sullo schermo gli sembrò un’idiozia: la natura ci ha dato non uno stilo ma cinque, e sono le dita; usiamole! Insopportabile la tastierina del Blackberry. Fu così che l’odio per tasti e interruttori si trasformò in uno stimolo allo sviluppo tecnologico dello smartphone. Questi telefonini contengono 250 mila brevetti. Alcuni dei più sofisticati riguardano lo schermo multi-touch. Jobs li volle sensibili come la pelle ma in “vetro gorilla” della Corning Glass, l’azienda che costruì lo specchio del telescopio di Mount Palomar. Addio stilo. Addio tastiere fisiche, benché quelle virtuali conservino la disposizione del tasti QWERTY adottata alla Remington nel 1873. Allargare, restringere, sfogliare. Un tocco e hai foto, musica, radio, telecamera, Gps, posta, giornale, social, libri, tv, giochi e un milione di applicazioni. Il mondo. La macchina ora riconosce il gesto umano.
 

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